«Il corso delle cose è sinuoso». Si sente spesso in giro. Ieri sera, in diretta dagli States, il ministro della Giustizia Mastella ha parlato del «corso delle cose». S’è detto «buono» e «bonaccione». E ha provato a farlo. Occhi lucidi, testa un po’ bassa, faccia da pacioccone, voce come al catechismo.
Il collega Padoa Schioppa, invece, ha dichiarato che le tasse sono belle e i «bamboccioni» devono smammare.
Anche De Andrè, in una celebre canzone, usava al singolare lo stesso termine, onomatopeico, preceduto da «micio bello».
C’è bisogno di conforto e rassicurazione, nell’Italia del precariato e dell’antitesi.
(In questo articolo, scritto in modalità web, si ragiona sul recente show di Clemente Mastella da Bruno Vespa. Cliccando sul link, si può leggere il testo in versione integrale, pubblicato su Ammazzateci tutti).
2 commenti:
di Luigi De Magistris
(Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Catanzaro)
Ho deciso di scrivere questa mail in quanto vi è stata – ieri – la seduta della sezione disciplinare e la prossima udienza è fissata per il 17 dicembre.
Non entro nel merito delle accuse che il Ministro della Giustizia ha promosso nei miei confronti per non violare il dovere di riservatezza che mi sono imposto per il doveroso rispetto verso il C.S.M. e per non essere accusato, poi, di voler intimidire l'organo di auotogoverno della magistratura. Non vorrei, tra l'altro, a breve, trovarmi a dovermi difendere anche dalle contestazioni di associazione sovversiva o quanto meno di cospirazione politica mediante associazione o mediante accordo.
La voglia di parlare l'avrei perché da molti giorni leggo ed ascolto di "nefandezze" di cui mi sarei reso autore, vedo i miei pubblici accusatori (ministri e sottosegretari) ribadire in pubblico le accuse (che reputo totalmente infondate) – senza che mi possa difendere pubblicamente (un po’ come se il P.M. che indaga un soggetto andasse poi in televisione a sostenere che quella persona è delinquente) – di cui mi sarei "macchiato".
Voglio tranquillizzare un po' tutti: sono certo di poter dimostrare la correttezza del mio operato e l'assoluta infondatezza delle accuse rivoltemi dal Ministro. Certo, in questi anni di intensissimo lavoro in Calabria avrò fatto errori, avrò sbagliato, avrò fatto scelte discutibili, avrò parlato troppo, avrò assunto una condotta eversiva dell'ordine costituito, ma per fortuna gli "zelanti" ispettori che, da anni, si occupano, senza sosta, di scandagliare tutto (e solo) il mio Ufficio (dal 1996 ad oggi, forse sarò loro simpatico?) non li hanno ancora trovati: sono fortunato io o non sono bravi loro?!
Certo, se in questi anni non avessi avuto "contro" la dirigenza dell'Ufficio, se non avessi avuto le intimidazioni e le minacce provenienti da più parti (che ho esposto nelle sedi competenti e si tranquillizzino, quindi, coloro i quali sostengono che io abbia fatto denunce pubbliche senza fare nomi e cognomi: difatti, pubblicamente si può esporre la grave situazione, ma le condotte singole vanno segnalate nelle sedi istituzionali), se avessi avuto un po' più di attenzione da chi dovrebbe "tutelare" i colleghi che lavorano in sedi così difficili, se non mi avessero lasciato solo da un punto di vista istituzionale, se mi avessero affiancato colleghi nel lavoro come ho più volte chiesto, forse avrei evitato, quanto meno, di dover segnalare pubblicamente il pericolo incombente per la tenuta dello Stato di diritto, forse non mi sarei esposto all'esterno così tanto e chi mi conosce veramente sa che non gradisco apparire.
A un certo punto, però, ho avvertito che stesse accadendo qualcosa di irreparabile e ho deciso di far comprendere che cosa stesse accadendo, non a Stoccolma, ma in Calabria.
Questa voglia di "rompere" il silenzio, oggi, nelle liste, è, però, dettata dal cuore, dalla volontà di ringraziare tutti i colleghi che mi hanno scritto, anche privatamente, delle parole molto belle. Ho provato delle emozioni enormi e forti, che mi rendono felice e mi appagano di tutte le sofferenze di questi anni. Farei torto a molti se citassi qualcuno, ma mi limito, nel ringraziare tutti quelli che mi hanno dimostrato affetto, a citare il documento della giunta dell'A.N.M. di Napoli, le missive dei colleghi che sono stati miei uditori, le mail di colleghi con i quali abbiamo anche avuto percorsi culturali molto differenti e anche "scontri".
Evidentemente si è compresa la "posta in gioco" e il "mio caso": sì sono divenuto un caso, che strano, e forse si è intuito che, nonostante tutto, non sono poi così "macroscopicamente inadeguato". Credo, infatti, di cercare di esercitare le funzioni con onestà, abnegazione, sacrificio e umiltà avendo nel cuore e nella mente la Costituzione Repubblicana in primo luogo. Incompatibile con un certo ambiente (anche giudiziario) forse sì, ma non con questa terra dalla quale non potrò mai più "staccarmi" atteso l'amore che tantissimi calabresi mi stanno manifestando.
Grazie.
Luigi
Thanks for wwriting this
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