mercoledì 23 gennaio 2008

Sarà presentata a Pesaro la seconda edizione di "La società sparente"



Il 30 gennaio, alle ore 17,30, a Pesaro presso la biblioteca San Giovanni, sarà presentata la seconda edizione del libro "La società sparente" (Neftasia, Pesaro, 2007), di Emiliano Morrone e Francesco Saverio Alessio. Interverranno Luigi De Magistris, Silvia Cecchi, Angela Napoli, Gianni Vattimo, Salvatore Borsellino, Francesco Siciliano, Fulvio Perrone e Massimo Arceri.

La nuova edizione del libro racconta in dettaglio i recenti sviluppi dell’inchiesta Why not e le reazioni della società civile, partite da "Ammazzateci tutti" e da altri movimenti calabresi, rispetto all’accanimento istituzionale nei confronti del pm di Catanzaro Luigi De Magistris, il cui trasferimento disposto dal Csm non è ancora definitivo, restando il ricorso in Cassazione.

Parlando di incompatibilità di dirigenti regionali e del boato di giustizia nelle piazze a favore del pm, "La società sparente" mostra come il malaffare calabrese abbia connessioni con poteri di più alto rango e come l’impegno per la legalità delle nuove generazioni si sia trasferito all’Italia intera, grazie, soprattutto alla determinazione di Aldo Pecora, Giovanni Pecora, Giorgio Durante, Rosanna Scopelliti, Sonia Alfano e Salvatore Borsellino, tra le voci più incisive dell’antimafia.

Il testo, già definito sul quotidiano La Repubblica "il manifesto politico dei ragazzi calabresi in lotta contro la ’ndrangheta", è un invito alla compattezza della società nazionale, sull’esempio della risposta alle ingiustizie, democratica e civile, dei giovani calabresi.

Inoltra, nella seconda edizione di "La società sparente", per autocensura, gli autori hanno lasciato due pagine bianche, a significare - dopo minacce, pressioni, intimidazioni e azioni legali ricevute - che in Calabria non è consentito parlare. Si deve tacere.

Ma a volte fa più male il non scritto, perché le pagine bianche sono come muri, su cui segnare una rabbia collettiva.

giovedì 17 gennaio 2008

Le vicende dei coniugi Mastella riportano al caso dei magistrati De Magistris e Forleo. Lo scrivono in una lettera vari esponenti dell'antimafia


Speriamo che anche questa volta la nostra voce non venga ignorata. Anzitutto perché, piaccia o no, ciascuno di noi s’è assunto responsabilità e rischi, senza vie di fuga, facendo antimafia con le proprie forze. Dopo la «love story di Celemente & Alessandrina», come Stella ha definito il matrimonio integrale dei coniugi di Ceppaloni sul Corriere di oggi, non possiamo affatto restare in silenzio. Considereremo non rispettosa del pluralismo necessario all’informazione quella stampa che vorrà tacere su questo nostro documento. E riterremo complici quelle testate che ci negheranno spazio, dal momento che tra i firmatari della presente nota ci sono parenti di vittime della mafia, spesso non riconosciuti dallo Stato e provocati dal potere istituzionale: Salvatore Borsellino con le complicità di vertice per l’omicidio del fratello Paolo, con la richiesta di grazia a Contrada e con la storia d’un risarcimento osteggiato e ritenuto consolatorio dall’alto; ancora, Rosanna Scopelliti e Sonia Alfano per le ingiustizie patite dall’uccisione dei loro padri.

In ordine alla bufera giudiziaria, politica e mediatica nata ieri, c’è un fatto, ed è gravissimo: la Procura di Santa Maria Capua Vetere ha descritto il Sistema campano e l’Udeur dei Mastella come «un’associazione per delinquere». Una corposa ordinanza firmata dal gip Francesco Chiaromonte mostra uno scenario di corruzione che interessa, oltre alla moglie del Guardasigilli, due assessori regionali della Campania, un presidente di sezione del Tar, il prefetto di Benevento, amministratori e funzionari pubblici, professionisti e docenti universitari. Lo stesso gip ha scritto: «Senza tema di smentite, può essere sostenuto che risultasse strutturato un vero e proprio “sistema” illecito, che lascia fortemente basiti per i metodi sfacciatamente irregolari con cui veniva esercitato. Con modalità evidentemente funzionali all’acquisto di posizioni di potere e/o assegnazioni di lavori pubblici e, più in generale, di profitti economici».

La cronaca di oggi riferisce i dettagli dell’accusa, per cui ci sarebbe stato anche un tentativo di concussione dei coniugi Mastella nei confronti del governatore campano Bassolino. In ogni caso, per i giudici, il ministro della Giustizia sarebbe stato il punto di riferimento d’una politica tutta all’italiana - o alla meridionale, come lascia intendere Stella nell’articolo di oggi, in cui dice di regali e cene mirati, nonché del manifesto disbrigo di pratiche clientelari della coppia ultracattolica, utili alla loro fabbrica di voti. Il senatore Mastella - lo stesso che, a tutela della sua «famiglia per bene», minacciò querele a Sonia Alfano, in una conversazione telefonica pubblicata da Micromega, per aver ricordato la sua particolare amicizia col mafioso Francesco Campanella - dirigendo i suoi adepti dell’Udeur avrebbe condotto, secondo l’accusa, la strategia dell’«associazione a delinquere» in Campania. Rimanendone, dunque, formalmente esterno.

Di questo intreccio - di cui si saprà meglio nei prossimi giorni e del quale si vedranno le ripercussioni politiche, già annunciandosi gli stessi ricatti cui assistemmo all’indomani dell’iscrizione nel registro degli indagati del ministro Mastella da parte del pm Luigi De Magistris - ci interessano gli aspetti etici, che sono assolutamente trascurati da tanti commentatori, parlamentari e giornalisti.

La giustizia è per Costituzione amministrata in nome del popolo; il quale è rappresentato in primo luogo in sede parlamentare. La magistratura è indipendente e la legge è uguale per tutti. Questi sono princìpi inderogabili.

Le dichiarazioni di Clemente Mastella contro la magistratura, sostanzialmente identiche a quelle successive al suo coinvolgimento formale nell’inchiesta Why not, sono d’una gravità senza precedenti; tanto più in quanto rese dal ministro cui per delega è affidato il funzionamento degli organi della giustizia. Le solidarietà espresse a Mastella da deputati, senatori, colleghi di governo e, in primo luogo, dal presidente del Consiglio, sono la prova evidente del fatto che lo Stato non ha alcun senso dello Stato. E non perché si dia per scontata la colpevolezza del ministro accusato. In democrazia, si attende la conclusione dei procedimenti senza manipolare il loro corretto svolgimento. L’Italia, pertanto, non è una Repubblica democratica. La nazione sta morendo e il Mezzogiorno si sta popolando solo di rifiuti, continuando quell’affarismo criminale che fa sparire la società buona e le risorse per lo sviluppo.

Come cittadini italiani e coscienze che intendono vigilare sul rispetto della Costituzione, chiediamo al presidente della Repubblica che adesso vigili sul trasferimento del pm De Magistris da Catanzaro. Non è strano che ci si opponga alla giustizia di Stato tutte le volte che questa cerca la verità? Le accuse della Procura di Santa Maria Capua Vetere e le reazioni dei destinatari generano il dubbio, ma non è una novità in Italia, che alla magistratura si debba politicamente impedire di svolgere il proprio ruolo. Noi non dimentichiamo il caso di Luigi De Magistris né quello di Clementina Forleo. E, proprio in questo momento delicatissimo, ci appelliamo al Capo dello Stato, che è il primo garante della Costituzione, perché non si commettano errori e perché siano bandite pressioni di sorta rispetto alle imminenti decisioni del Csm sul futuro dei due magistrati. Abbiamo bisogno di fatti concreti, che dimostrino agli italiani che lo Stato non è mafia. Diversamente, siamo pronti a ritorsioni contro la nostra stessa vita.


Salvatore Borsellino, fratello del giudice Paolo

Sonia Alfano, figlia del giornalista Beppe

Chicco Alfano, figlio del giornalista Beppe

Rosanna Scopelliti, figlia del giudice Antonio

Aldo Pecora, portavoce di “Ammazzateci tutti”

Emiliano Morrone, autore di “La società sparente”

Giovanni Pecora, coordinatore “Rete per la Calabria”

Giorgio Durante, presidente “Calabria libre”

Francesco Saverio Alessio, autore di “La società sparente”

Francesco Precenzano, presidente “Gens”

Francesco Siciliano, legale di “Ammazzateci tutti”

mercoledì 16 gennaio 2008

Salvatore Borsellino ed Emiliano Morrone sul caso dei coniugi Mastella

Se Berlusconi, che i giudici li ha sempre accusati di essere dei malati mentali, li ha fatti corrompere dai suoi amici, li ha applauditi quando hanno emesso sentenze a lui favorevoli e li ha esecrati ed additati al pubblico disprezzo quando hanno emesso sentenze a lui sfavorevoli, non avesse usato il concetto in maniera distorta, e lo avesse quindi svilito, mi verrebbe da esprimere un giudizio.

Cioe’ che a Santa Maria Capua Vetere, senza bisogno di andare fino a Berlino, abbiamo finalmente trovato un giudice come quello che un mugnaio voleva andare a cercare fino in quella lontana citta’ perche’ gli rendesse giustizia a fronte dei soprusi del Re di Prussia.

Un Giudice che, senza lasciarsi intimidire da prospettive di inchieste punitive, da richieste di trasferimento e gogne mediatiche come quelle toccate a Luigi De Magistris e Clementina Forleo, si e’ ispirato al tante volte disatteso articolo 3 della Costituzione.

Quel fondamentale articolo che afferma che tutti i cittadini sono eguali davanti alla legge senza distinzioni di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali e, ci sarebbe da aggiungere, anche "di casta".

A fronte delle annunciate dimissioni di Mastella dalla carica che occupava indegnamente, dimissioni da lui stesso piu’ volte minacciate a scopo di ricatto verso il governo e purtroppo mai attuate, la solidarieta’ di Berlusconi e del suo partito era attesa e ovvia.

Si tratta infatti di una "solidarieta’ di scambio", necessaria all’interno di un Parlamento in cui tra prescritti, inquisiti, gia’ condannati nei primi gradi di giudizio, graziati da leggi ad personam e via andando, pochi sono quelli a cui non convenga procurarsi una gratitudine dai colleghi ad uso futuro.

Anche la solidarieta’ di Prodi era scontata. Mastella gli ha fatto infatti finora da testa di ariete nell’opera di attacco e di imbavagliamento della magistratura che ha radici e motivi profonde, cioe’ la ferita ancora aperta dell’azzeramento della classe politica, logica conseguenza delle inchieste della magistratura ai tempi ormai lontani di "Mani pulite", e la necessita’ di far si che una stagione del genere non possa piu’ ripetersi.

Ci sono poi necessita’ più recenti, cioè quella di insabbiare indagini che coinvolgono l’ormai ex (si spera) ministro "di Grazia ed Indulto" e che potrebbero coinvolgere lo stesso stesso capo di quel governo i cui componenti si affrettano oggi, con l’unica voce dissidente di Antonio Di Pietro, ad esprimere solidarieta’ al Signor Mastella.

Il quale nelle sue dichiarazioni tenta di contrabbandare la difesa degli interessi della sua famiglia con l’amore per la sua famiglia e per la moglie in particolare e immagino che lo stesso amore debba nutrire per il consuocero anche per il quale mi risulta essere in atto un provvedimento per la restrizione della liberta’ personale.

Per non dividere la famiglia potrebbe a breve essere necessario allestire una cella comune, ovviamente munita di ogni confort del caso per rispetto al rango dell’ex ministro e dei personaggi coinvolti

A sua volta Mastella mutuando lo stile dagli ambienti camorristici con i quali gode evidentemente di una empatia non comune, si affretta gia’ a lanciare velate minacce con affermazioni del tipo :

’’Mi dimetto sapendo che un’ ingiustizia enorme e’ la fonte inquinata di un provvedimento perseguito con ostinazione da un procuratore che l’ordinamento giudiziario manda a casa per limiti di mandato e di questo mi addebita la colpa. Colpa che invece non ravvisa nell’ esercizio domestico delle sue funzioni per altre vicende che lambiscono suoi stretti parenti e delle quali e’ bene che il Csm e altri si occupino’’.

Dichiarazioni che da sole bastano a far trasparire la (scarsa) statura morale di questo individuo.

Mi chiedo cosa possano pensare gli Italiani di un ministro della Giustizia che ha un tale concetto della Giustizia stessa da non accettarne preventivamente il giudizio, sdegnando di rimettersi, come dovrebbero fare tutti i cittadini, alle indagini della Magistratura, ma che anzi sulla Magistratura stessa cerca, dallo scranno di cui dispone, di gettare fango, evocando oscure persecuzioni e trame contro di lui.

L’unica trama che a mio giudizio sembra fino a questo momento essersi delineata e’ quella per l’imbavagliamento della Magistratura e il suo asservimento da parte della casta dei politici, cioe’ quella "missione storica" per compiere la quale il signor Mastella, come da lui stesso dichiarato, dopo i dubbi iniziali e su consiglio di Andreotti e di Cossiga, accetto’ di "occupare" il ministero di Grazia e Giustizia.

Trama d’altra parte gia’ prevista nel progetto per l’occupazione dello Stato targato P2.

Ancora una volta mi sento in dovere di ringraziare l’ ex ministro Mastella : forse i suoi spudorati eccessi nella gestione del potere faranno si che la sopportazione dell’opinione pubblica raggiunga il limite e che la reazione della coscienza civile riesca a spazzare via questa casta che occupa indegnamente il potere e le stesse Istituzioni.

Salvatore Borsellino



"Appresa la notizia degli arresti domiciliari per la moglie del ministro della Giustizia e d’una seconda iscrizione del medesimo nel registro degli indagati, dopo quella a opera del pm De Magistris relativa all’inchiesta Why not, come cittadino italiano e come scrittore che si occupa di legalità e giustizia, chiedo al Presidente della Repubblica che ora vigili attentamente sulla decisione del Csm circa la richiesta di trasferimento del sostituto di Catanzaro, avanzata dallo stesso Mastella. Che non si commettano errori. Dopo quello che sta venendo fuori, anche considerando le novità dalla Procura di Salerno su Catanzaro, trasferire De Magistris senza motivi fondati sarebbe un attentato alla Costituzione e, prima ancora, un’offesa insanabile verso i tanti giovani che hanno manifestato per il giudice, anzitutto confidando nell’equilibrio del Capo dello Stato e nell’imparzialità del Csm".

Emiliano Morrone

domenica 13 gennaio 2008

Nuova edizione del libro e caso De Magistris


Dopo un lungo giro, siamo finalmente tornati all'opera. Molto è avvenuto nel dicembre 2007 e agli inizi del nuovo anno.

A Messina, con Salvatore Borsellino, abbiamo parlato di giustizia e società civile presso la facoltà di Giurisprudenza (7 dicembre). A Mirto, due giorni dopo, la presentazione di "La società sparente", molto intensa, alla libreria di Bruno Alvaro, un emigrato ritornato in Calabria. A Crotone, il 10 dicembre, ancora una presentazione; stavolta al Liceo Classico Pitagora, insieme, tra gli altri, al collega Vito Barresi. Una bella e significativa accoglienza ovunque, con viva e grande partecipazione di pubblico.

Il 12 dicembre, l'udienza relativa a un ricorso per il sequestro del libro o il depennamento delle pagine 164 e 165, presentato al Tribunale di Cosenza ex art. 700 del codice di procedura civile.

Il 19 dicembre, il provvedimento del giudice, che ha obbligato i resistenti, Francesco Saverio Alessio e il sottoscritto, all'acquisto delle copie della prima edizione del libro "La città sparente" in vendita presso le edicole di San Giovanni in Fiore.
Nell'immediato, grande clamore, con notizie su diverse testate giornalistiche calabresi, che hanno riportato la notizia usando formule come "sequestro del libro" e "ritiro dalle librerie";
benché né il sequestro né il ritiro dalle librerie di "La società sparente", indipendentemente dall'errore relativo al titolo del volume, sia stato disposto dal giudice adito. Strumentalizzazioni della stampa, dimostrazione di giornalismo anglosassone, accertamento puntuale dei fatti o partecipazione al fronte comune in Calabria, spesso denunciato da Alessio e me, contro il libro e gli autori?

Scavando, abbiamo accertato che il legale della controparte, l'avvocato Francesco Caputo, ha diffuso un comunicato dopo la decisione del giudice, che non ci è stato dato di leggere; abbiamo poi appreso che, in almeno una circostanza, riguardante nello specifico il mensile "Il Cittadino", stampato e diffuso a San Giovanni in Fiore (Cs), la relativa notizia è stata fornita alla redazione dal medesimo professionista, che ha dialogato col direttore editoriale della testata, il giornalista Antonio Mancina. Noi non sappiamo in che modo la notizia sia stata passata. Non conosciamo gli elementi portati alla sua attenzione. Avevamo già risposto con il nostro legale, l'avvocato Francesco Siciliano, a un articolo pubblicato dal giornale "Il Quotidiano della Calabria" e firmato dallo stesso Mancina. Nel pezzo, si parlava di ritiro dalle librerie e dalle edicole di "La società sparente". Il libro, è bene rammentarlo, è venduto in tutta Italia.

Una cosa è certa: il provvedimento del giudice designato ha un testo, che non è opinabile né suscettibile di interpretazioni politiche. Questo stabilisce un obbligo preciso, fatta salva - per la controparte - la possibilità di chiedere solo una rettifica del titolo o un reclamo sul deciso: i resistenti devono acquistare tutte le copie residue della prima edizione del libro "La città sparente" in vendita presso le edicole di San Giovanni in Fiore.

A chi legge, e a chi ci segue, vogliamo dare concreti elementi di valutazione. Ognuno si faccia la sua idea di quanto è successo. Dopo il provvedimento in questione, c'erano a San Giovanni in Fiore pochissime copie della prima edizione di "La società sparente": 22, nel complesso, in due sole edicole. Riguardo alla seconda edizione, ribadendo quanto già scritto nelle pagine sottoposte alla valutazione del giudice, cioè di non aver (noi) imputato il ricorrente di alcun reato e di aver escluso suoi coinvolgimenti in fatti illeciti, Alessio e io abbiamo deciso di censurarci. Lo abbiamo fatto consapevolmente: dopo le minacce ricevute e le diverse intimidazioni, abbiamo pensato che servisse una ulteriore sottolineatura circa l'ambiente calabrese. Siccome incide di più il non detto, o, meglio, il non scritto, abbiamo scelto di lasciare completamente bianche le pagine incriminate.
Si tratta di un'azione che, ben oltre la questione di merito, mira a informare l'Italia intera, e non solo, dei rischi che corre chi racconta storie e vicende del malaffare in Calabria; dove, vale ricordarlo, la morte fisica o dell'anima continuano a essere la sorte di chi non cede alla 'ndrangheta.

Ad Alessio e a me non importa alcunché del ricorrente, sul quale già abbiamo fatto tutte le nostre precisazioni, anche rispondendo a giornalisti della stampa nazionale. La denuncia contenuta nel nostro testo è altro, molto altro; e non può mai ricondursi al mero riferimento, strumentale, a un imprenditore che peraltro è stato garantito dagli autori rispetto a voci che nel '97 si rincorrevano contro la sua reputazione.

In Calabria la regola è che si può scrivere niente, se non esaltando personaggi, anzitutto politici, che partecipano in modo significativo alla distruzione del patrimonio culturale e del potenziale turistico e umano della regione.

Di "La società sparente" esiste, dunque, una seconda edizione, uscita il 16 dicembre 2007.
La stessa documenta irregolarità, indagati e reati eccellenti della Calabria, terra di nessuno. Racconta uccisioni dolose e colpose, imputabili a un perverso sistema di corruzione, opportunismo e clientelismo. Dagli abusi a San Giovanni in Fiore (Cs), capitale italiana dell’assistenzialismo e bacino di voti determinanti, al progetto politico di subordinare la società calabrese, privandola di risorse, voci e reazioni. Dal futuro impossibile dei giovani, al loro reclutamento nell’esercito della ’ndrangheta o in gruppi politici capeggiati da inquisiti. Da paradossi elettorali al torbido nel Consiglio regionale. Dai comitati d’affari per l’accaparramento di fondi europei a dubbi comportamenti della magistratura, forse legata, a volte, a pericolosi potentati.
La critica degli autori alla «casta» è nominativa, diretta e spietata.
Si ricostruiscono le sorti e i retroscena di
Why not, inchiesta del pm Luigi De Magistris che ha coinvolto il presidente del Consiglio italiano Romano Prodi e il ministro della Giustizia Clemente Mastella. Del popolo che difende il giudice e l’indipendenza della magistratura sono descritti impegno, iniziative e potenzialità.
La nuova edizione di "La società sparente" mostra come l’inquietante caso della Calabria appartenga a tutta la nazione, visti i rapporti in gioco.
Con le testimonianze di coraggiose voci dell’antimafia, di cui Salvatore Borsellino è considerato riferimento, gli autori auspicano che in ogni realtà italiana si scriva un "La società sparente". Fiduciosi che la letteratura, il web e i movimenti impegnati rimuovano finalmente la rassegnazione e la gestione privata della cosa pubblica in Italia.

E' singolare il fatto che nel nostro comune d'origine, San Giovanni in Fiore, dal primo cittadino, il sindaco Antonio Nicoletti (già
Rosa nel pugno), a vari professionisti, si sia confinata la denuncia contenuta nel testo - già nella prima edizione - al caso, licenziamolo così per comodità espositiva, di qualche esponente della borghesia del posto, mai accusato od oltraggiato dagli autori. Ed è paradossale che una politica, sia pure locale, comunque toccata da profonde e diffuse esigenze di rinnovamento e trasparenza, non abbia voluto confrontarsi su un testo che, per dirla col giornalista Roberto Galullo, del quotidiano Il Sole 24 Ore, "mette pesantemente in discussione" la classe dirigente calabrese (si ascolti, in proposito, la trasmissione radiofonica Un abuso al giorno, toglie il codice d'intorno, su Radio 24, del 6 dicembre 2007).

Ma la Calabria, lo abbiamo scritto molte volte, è terra d'affari e di conquista, di interessi personali e carriere politiche facili. L'assistenzialismo continua e, come dimostra la vicenda della discarica della località Vetrano, nei pressi di Caccuri (Kr), presso cui sono riversati i rifiuti di troppi comuni calabresi, i problemi gravi continuano, irrisolti, nel silenzio istituzionale e collettivo. Il Comune di San Giovanni in Fiore, che già aveva raddoppiato i costi pubblici per lo smaltimento dei rifiuti, affidando la gestione del servizio al Consorzio Vallecrati, gestito in prima persona da Vincenza Bruno Bossio, già indagata da De Magistris, sta chiedendo a molti fuori sede tasse arretrate da capogiro, anche a proprietari di vecchie case coloniche. Ciò per la nettezza urbana. La ragione sfugge alle masse.

Si sa che questo Comune è sull'orlo del dissesto finanziario per causa di una serie di azioni legali vinte, contro l'ente pubblico, da centinaia di operai dell'ex Fonso sollievo della disoccupazione, una misura d'assistenza concepita a livello regionale per arginare una rabbia collettiva derivante dalla mancanza di lavoro e manifestata, a più riprese, tra la fine degli anni Otttanta e l'inizio degli anni Novanta. In pratica, gli operai di questo Fondo non furono adeguatamente corrisposti per lavori svolti per conto del Comune.
A Caccuri, invece, si è costituito un comitato di cittadini che intende vigilare sulla situazione della discarica, divenuta insostenibile per il fatto che si sta verificando un inquinamento ambientale molto al di sopra della soglia limite.

Il 3 gennaio 2008, abbiamo presentato "La società sparente" a Caccuri, insieme all'associazione
Arco di Muro rotto.

Il 10 gennaio, invece, siamo stati a Messina e, insieme a Sonia Alfano e ai giovani dell'associazione Energia messinese, abbiamo parlato, nel Salone degli Specchi della Provincia, di magistratura e società civile. Nel pomeriggio, abbiamo presentato il libro presso la libreria
Hobelix, sempre nella città dello Stretto. Lo stesso giorno, è giunta in serata la notizia della condanna, per rapporti con la mafia, di Marcello Mondello e Giovanni Lembo; l'uno già capo dei gip di Messina, l'altro magistrato della Direzione nazionale Antimafia.
Con Sonia Alfano, abbiamo riflettuto sul grave silenzio intorno all'imminente decisione del Csm sul sostituto Luigi De Magistris, che rappresenta, ormai, l'Italia che grida giustizia.
I ragazzi di Energia messinese sono molto attivi e, secondo Sonia, Salvatore Borsellino e me, sono per certo da considerare un modello, specie per le ultime generazioni, di coscienze - e menti - legate alla propria terra e animate da uno spirito di vera emancipazione culturale e sociale.

Riprendiamo la battaglia a difesa di De Magistris e dell'indipendenza della magistratura. Il Csm deciderà a giorni sulla richiesta di trasferimento del pm. Facciamo sentire la nostra voce.

Emiliano Morrone