martedì 25 settembre 2007

Presentazione a Roma di "La società sparente"


Il primo ottobre sarà presentato a Roma, nella Sala Carroccio del Campidoglio alle ore 10,30, il libro La società sparente, di Emiliano Morrone e Francesco Saverio Alessio, edito da Neftasia di Pesaro. Interveranno i deputati calabresi Angela Napoli, membro della Commissione parlamentare antimafia, e Franco Laratta, impegnato contro la criminalità organizzata nella regione. Con loro, parleranno, oltre agli autori e all'editore Stefania Campanelli, la giornalista del manifesto Ida Dominijanni, il filosofo Gianni Vattimo e Aldo Pecora, leader del movimento antimafia Ammazzateci tutti.

Il libro documenta la drammatica situazione calabrese: dagli indagati eccellenti alle vicende di Duisburg, di Federica Monteleone, Gianluca Congiusta, Antonio Silletta e altri. Con la prefazione di Gianni Vattimo, rappresenta una denuncia dei meccanismi che permettono alla 'ndrangheta di espandersi con la complicità della politica. Basti pensare a ciò che in questi giorni sta avvenendo contro il giudice Luigi De Magistris, cacciato di forza dalla Procura di Catanzaro dal Ministro della Giustizia, on.le Clemente Mastella.
La società sparente continua, quindi, quella coraggiosa azione, volta a sensibilizzare le coscienze, avviata da Roberto Saviano con Gomorra.
Il volume spiega, anche con una fluida analisi antropologica della Calabria, i motivi per cui l'emigrazione prosegue e gli omicidi, sempre più tragicamente frequenti, sono diventati quasi normali, nel luogo; così come naturale è percepita la stessa organizzazione della 'ndrangheta, capace di distruggere vite umane e contrattare indisturbata coi migliori narcotrafficanti colombiani.

Per acquistare La società sparente, si può cliccare su questo link.

mercoledì 12 settembre 2007

San Loiero Agazio da Santa Severina


(AGI) - Catanzaro, 11 set. - “E’ piu’ facile fallire al Sud che in Lombardia o al Veneto, cioe’ in un territorio dove funzionano le industrie e i sindacati, dove c’e’ una grande stampa che presidia ma soprattutto difende il territorio, come spesso non capita nel Sud, dove non c’e’ questa grande criminalita’ invasiva, dove il credito ha tassi equi, dove i trasporti non sono un problema, dove ci si trova ad un passo dall’Europa. Forse sarei bravino anch’io”. Lo ha detto il presidente della Regione Calabria, Agazio Loiero. Il governatore calabrese ha risposto cosi’ al servizio di un giornale nazionale che tracciava un bilancio negativo del lavoro svolto nei primi due anni dalle giunte regionali in carica in Puglia, Campania e, appunto, Calabria. (AGI)



Vi sembra che un governatore regionale possa parlare in questi termini? Perché, allora, Loiero non ha scelto di candidarsi in Lombardia o in Veneto? E che senso hanno queste chiacchiere da ochetta della tv, quando in Calabria c'è un inferno alimentato dall'insensatezza e complicità della classe politica, di cui Loiero fa parte? Chi sceglie la famosa "squadra di governo"? Lo stesso Loiero non ha forse dichiarato a "W l'Italia" (Rai 3) d'aver scelto l'assessore ai lavori pubblici perché era il più portato dal partito, ignorando che della materia sapesse poco e niente? E come ha risposto, poi, sulla scelta del responsabile del nascendo polo industriale lametino? Non ha dichiarato, innanzi al nome dell'imprenditore Pippo Callipo, indicato da Giovanni Speranza, sindaco di Lamezia Terme, che non gli si debbono fare dispetti e che non lo si può scavalcare, visto che lui è il capo? Lo faccia sempre, allora, piuttosto che solo quando si tratta di nominare dirigenti suoi amici.

martedì 11 settembre 2007

Il mito della legalità


Vorremmo riflettere un momento sull'anomalia della legalità in Calabria.
Da un lato, si dice che tutto è buono, bello e giusto. Si tende, cioè a non ammettere ciò che di grave accade ogni giorno, senza il clamore della stampa.
Dall'altro, invece, ci si lamenta delle risorse sciupate, dei fondi europei dilapidati, versati direttamente alla 'ndrangheta o finiti nelle tasche di politici affaristi. Si piange la miseria d'una regione abbandonata dallo Stato.

Dove sta la verità?

venerdì 7 settembre 2007

Le promesse di Giuseppe Bova

Certe volte viene da pensare. Quando si ha ancora la forza e la capacità di farlo. Giuseppe Bova, il nuovo, si fa per dire, presidente del Consiglio regionale della Calabria, ha assunto solennemente degli impegni, subito dopo la sua rielezione, avvenuta lo scorso 6 settembre.
La classe politica calabrese vuole rinnovarsi e rigenerarsi: si apre alla catarsi, al riscatto e alla rivincita, ai giovani, alla purezza, al francescanesimo, all'ingegneria sociale gradualistica. Ma chi è disposto a crederci?
Sotto, le dichiarazioni ultime dell'onorevole diessino Bova, condannato dalla Corte dei Conti, sentenza n. 109/2006 (Calabria), per aver danneggiato l'erario acquistando con denaro pubblico (23.750 euro) penne e borse di lusso ai membri del parlamento regionale. Ma questa è solo robetta: riguarda affari che si possono scusare e dimenticare, nell'Italia senza memoria.

Come farlo, invece, davanti al tentativo di Bova di isolare i giovani di Locri, e specialmente Aldo Pecora, autori di un'azione a tutto spiano contro la 'ndrangheta e il malaffare di Calabria?



Bova: "Attraverso la fase che si apre con il rinnovo dell'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale della Calabria, intendiamo dare concreta attuazione al 'Patto di metà legislatura' solennemente assunto da questa Assemblea. Per questa via, cercheremo di dare ai cittadini calabresi ciò che essi si attendono, anche rispetto alla sobrietà, al rigore e allo sforzo innovativo della nostra azione''. "Il Patto incarna la volontà di questa Assemblea di essere parte della Calabria che non si arrende, che esprime le tradizioni migliori della propria terra e la testarda volontà di farcela. Faremo ogni sforzo per onorare quell'impegno, facendo avanzare un processo che risponda al bisogno di sicurezza e ansia di futuro della nostra gente, a partire dalle generazioni più giovani".



giovedì 6 settembre 2007

Che cosa è "La società sparente"



























Stanchi di subire. Di abbassare la testa.

Di accettare passivamente il dominio della 'ndrangheta permesso e favorito dalla politica.
Stanchi di essere complici silenziosi. Stanchi dell'arretratezza indotta da un'oligarchia sempre al potere. Stanchi di assistere alla Duisburg quotidiana dentro e oltre la Calabria.

Stanchi che i fondi pubblici finiscano nelle mani dei boss o, secondo il giudice De Magistris, nelle tasche di chi governa.



Stanchi dell'indifferenza generata dal terrore. Stanchi delle morti, della brutalità e inciviltà a ogni livello, in Calabria.

Stanchi di fuggire, stanchi dei raggiri, dei ricatti e delle minacce dell'"onorata società".



"La società sparente" è un libro di denuncia di ciò che sta avvenendo nella regione, molto al di là della cronaca e dei servizi della stampa nazionale ed estera. Scritto da due calabresi, sarà presto in libreria.

Il lavoro, di ricerca e analisi, riguarda il malaffare in Calabria, i rapporti fra 'ndrangheta e politica, le indagini a carico di consiglieri regionali e influenti dirigenti di partito.

Ci sono coperture a Roma? Sono vere le cose dette dai media su padre Fedele, il cappuccino accusato d'aver violentato una suora, o c'entrano solo mire politiche, nella distruzione della sua immagine?

A che cosa porterà l'assistenzialismo smisurato cui sono stati abituati i calabresi, pure gente operosa e instancabile? Qualcuno pagherà?

Vi invitiamo a partecipare a una discussione su questi temi, iscrivendovi al blog.