mercoledì 28 novembre 2007

Il deputato Angela Napoli prende posizione contro le gravi intimidazioni, minacce e pressioni nei confronti di Morrone e Alessio


Antimafia: l’onorevole Angela Napoli esorta gli autori di "La società sparente" a continuare la battaglia per l’emancipazione dalla ’ndrangheta in Calabria


In quella regione, certe cose, pare, non possono dirsi. Sarà un problema di suscettibilità dei calabresi. Si possono bilanciare il diritto all’onore con il diritto di cronaca e il dovere di combattere l’illegalità? Sono civili e democratiche le minacce e le intimidazioni? Perché bloccare chi lotta per una causa giusta e prioritaria?



In quella regione, certe cose, pare, non possono dirsi. Sarà un problema di suscettibilità dei calabresi. Si possono bilanciare il diritto all’onore con il diritto di cronaca e il dovere di combattere l’illegalità? Sono civili e democratiche le minacce e le intimidazioni?

Dopo la richiesta di sequestro del libro "La società sparente", del caso si sono occupati Franco Abruzzo sul suo sito, Radio 24, Radio Rai, Adnkronos, Img Press, Estense, Radio Spazio Aperto, "Il Quotidiano della Calabria", Giuseppe Scano di Censurati.it, il blog Giustizia-Perseo, Rete per la Calabria, Movimento del Sole, Calabria libre e molte altre testate giornalistiche e movimenti per la legalità e la giustizia.

E’ di oggi un intervento dell’onorevole Angela Napoli, membro della Commissione parlamentare Antimafia, che sotto si riporta. Il deputato riflette su quanto sta avvenendo contro il libro e i suoi autori: minacce (il 26 ottobre ad Alessio, il 12 novembre a Morrone, con denuncia ai carabinieri), intimidazioni, pressioni.

In ordine alla suddetta richiesta di sequestro, la medesima si oppone al mero racconto di fatti di cronaca in Calabria, risalenti al 1997.

"La società sparente" è un libro che racconta il malaffare in Calabria per episodi, documentati attraverso indagini, atti parlamentari, interviste a politici e dirigenti pubblici, lettere di assessori regionali della Calabria al governatore Loiero, atti pubblici e notizie della stampa nazionale.


L’intervento dell’onorevole Angela Napoli


(28/11/2007) - Appaiono gravi e preoccupanti gli atti intimidatori subiti da Emiliano Morrone e Francesco Saverio Alessio, autori del libro “La società sparente”.

Il libro racconta l’obbligata fuga dalla terra d’origine, causata, quasi sempre, dal mondo politico calabrese colluso ed affaristico, e non certamente garante delle esigenze della collettività. Nel libro, con grande coraggio, gli autori denunciano ciò che, a partire da San Giovanni in Fiore, sta avvenendo in Calabria in termini di malaffare, corruzione, traffici illeciti e di rapporti tra ‘ndrangheta e politica.

Vengono analizzate parte delle cause che hanno contribuito a rendere la ‘ndrangheta l’organizzazione criminale più potente e più pericolosa. Probabilmente le storie ed i fatti descritti nel libro non sono piaciuti a qualche “protagonista”, il quale ha pensato bene di mettere in atto tentativi per scoraggiare ed isolare coloro che sentono il dovere morale di abbattere quel muro, dietro il quale si intrecciano e si proteggono i vari interessi.

Non ama certo il proprio Paese chi ha paura delle verità, anche e soprattutto di quelle che fanno maggiormente male! Nell’esprimere la mia sincera solidarietà a Emiliano Morrone e a Francesco Saverio Alessio, li sollecito a continuare nella loro meritoria opera, al fine di contribuire a quella rivoluzione culturale necessaria a creare un futuro di speranza per i nostri giovani.

Roma, 28 novembre 2007

Angela Napoli

lunedì 19 novembre 2007

Ricorso al Tribunale di Cosenza per il sequestro di "La società sparente"


Calabria

Chiesto il sequestro del libro "La società sparente". Tensione e pericolo per gli autori

Un ricorso per il sequestro di “La società sparente”, libro sui rapporti fra ’ndrangheta e politica in Calabria (Neftasia, Pesaro, 2007, prefazione di Gianni Vattimo e Angela Napoli) scritto da Emiliano Morrone e Francesco Saverio Alessio, è stato presentato lo scorso 5 novembre al Tribunale di Cosenza, notificato agli autori e all’editore a metà del mese. Nel ricorso, scritto dall’avvocato Francesco Caputo a nome dell’imprenditore Domenico Parrotta, si chiede al giudice di sequestrare il libro o levare le pagine 164 e 165, ritenute lesive della reputazione di Parrotta.

Si chiede, inoltre, di proibire la presentazione del volume, a San Giovanni in Fiore (Cosenza), a Cosenza o nei dintorni, prevista lo scorso 11 novembre. Questa presentazione, altrimenti evitata a San Giovanni in Fiore, ha invece avuto luogo in un albergo appena fuori del comune calabrese. Il giudice di merito ha fissato un’udienza il prossimo 12 dicembre, rilevando l’avvenuta immissione in commercio del libro, già prima del deposito del ricorso.

Gli autori hanno subìto minacce nei giorni scorsi: Alessio il 26 ottobre e Morrone il 12 novembre. Il giornale “Il Quotidiano della Calabria” ha riportato delle dichiarazioni di Morrone, in un articolo a pagina 24 del numero del 3 novembre, sull’esistenza di forti pressioni ed episodi contro la diffusione e discussione del libro nell’area silana, di cui gli autori sono originari.

«Il clima che stiamo vivendo - dice Emiliano Morrone - è tremendo: prima minacce, poi forme di boicottaggio, poi altre minacce e, infine, un ricorso per il sequestro di “La società sparente”». «Peraltro - prosegue il giornalista - nel nostro libro abbiamo anche riportato alcune vicende già note e ci siamo ben guardati dall’accusare chicchessia, tutelando pienamente, in casi specifici, la reputazione di soggetti contro cui non vi sono elementi di prova». «Che cosa si può raccontare di questa Calabria distrutta dalla ’ndrangheta e da una politica irresponsabile?», si chiede Morrone, che aggiunge: «Tentano di isolarci come hanno fatto per Aldo Pecora e il pm Luigi De Magistris. Alessio e io siamo ora in grave pericolo, ma abbiamo la vicinanza di “Ammazzateci tutti”, della “Rete per la Calabria”, di Salvatore Borsellino, di Gianni Vattimo, dei deputati dell’Antimafia Angela Napoli e Giacomo Mancini e del parlamentare Franco Laratta». E ancora: «Adottano la classica stragia della tensione. Non temo per me, ma per la mia famiglia. Mia madre è una cardiotrapiantata, qualcuno vuole farle scoppiare il cuore. Sappiamo bene i limiti del diritto di cronaca e della libertà di opinione; per questo, abbiamo scritto con correttezza e rispetto».

Alessio sostiene che «non è ammissibile quanto sta avvenendo» e che «le istituzioni non possono più rimanere immobili e in silenzio». Per Alessio, «adesso dovrebbe intervenire il governatore Loiero, anche perché, come me e Morrone, ha ricevuto gravi intimidazioni». «Loiero, che rappresenta tutti i calabresi, ci metta - precisa Alessio - nelle condizioni di vivere tranquilli e non denunci solo il suo isolamento personale».

venerdì 16 novembre 2007

E adesso Mastella quereli anche me

già sul sito di Ammazzateci tutti



di Salvatore Borsellino
venerdì 16 novembre 2007
Clemente MastellaRicevo da Benny Calasanzio la lettera allegata, una lettera piena di dignita’ e di disgusto per l’ultima, inaccettabile esternazione del signor Clemente Mastella, mi ripugna adoperare per questo personaggio il titolo di Ministro della Repubblica, che ha annunciato di avre intenzione di querelare Beppe Grillo per le sue dichiarazioni al Parlamento Europeo e di volere devolvere gli eventuali proventi di questa querela ai familiari delle vittime della mafia.
La minaccia di querela e’ uno spauracchio che viene ormai correntemente usato come surrogato degli “avvertimenti mafiosi” da poltici che hanno dimestichezza con questo tipo di procedure, per cercare di tacitare le accuse che loro rivolte da giornalisti, scrittori, presentatori e anche persone comuni che scrivono in rete e sui blog.

Lo stesso signor Mastella, non molto tempo fatto non trovò di meglio per replicare alle accuse che gli avevo rivolte con lettere aperte pubblicate in rete e nel corso della trasmissione di Anno Zero che ricordarmi di “avere fatto concedere la pensione alla famiglia Borsellino”.
In quella occasione replicai in primo luogo al signor Mastella che non si tratta della “concessione” di un Ministro, ma di un “riconoscimento” da parte dello Stato, ma probabilmente lo stesso signor Mastella e’ troppo abituato alle consuetudini clientelari per afferrare la differenza.
In secondo luogo che, per quanto mi riguarda, oltre a non essere ovviamente beneficiari di alcuna pensione, ho persino rinunciato a richiedere la “provisionale” che avrei potuto richiedere come parte civile nel processo per l’assassinio di mio fratello perche’ quello che mi aspetto dallo Stato è solo Giustizia e non provvedimenti economici.
Ma probabilemte il signor Mastella non e’ competente neanche in fatto di Giustizia e quindi non ha ritenuto di darmi una risposta.

Per finire poi ricordo allo stesso signor Mastella che nelle sue afferrmazioni fatte al Parlamento Europeo Beppe grillo non fa altro che riportare quanto da me gia’ affermato in un lettera aperta del 20 Settembre nella quale affermavo, tra l’altro :
Ieri era stato necessario uccidere uno dopo l’altro due giudici che da soli combattevano una lotta che lo Stato Italiano non solo si è sempre rifiutato di combatter ma che ha spesso combattuto dalla parte di quello che avrebbe dovuto essere il nemico da estirpare e spesso ne ha armato direttamente la mano.
Oggi non serve più neanche il tritolo, oggi basta,alla luce del sole, avocare un’indagine nella quale uno dei pochi giudici coraggiosi rimasti stava ad arrivare al livello degli “intoccabili”, perché tutto continui a procedere come stabilito.
Perché questa casta ormai avulsa dal paese reale e dalla gente onesta che ancora esiste, anche se colpevole di un silenzio che ormai si confonde con l’indifferenza se non con la connivenza, possa continuare a governare indegmanete il nostro paese e a coltivare i propri esclusivi interessi in uno Stato che ormai considera di propria esclusiva proprieta’.
Oggi basta che un ministro indegno come il signor Mastella ricatti un imbelle capo del Governo, forse anche egli coinvolto nelle stesse vicende, minacciando una crisi di governo, perchè tutta una classe politica faccia quadrato intorno al suo degno rappresentante e il messaggio arrivi forte e chiaro ai vertici molli della magistratura

Ecco quanto ho scritto e riaffermo.

Se il signor Mastella ritiene di dover querelare per le sue fasi Beppe Grillo, lo prego di fare la stessa cosa anche nei miei confronti, mi potrà così poi devolvere, come familiare di una vittima della mafia, una parte dei proventi che gli deriveranno dalla messa in pratica del suo “avvertimento”.
Alla lettera di Benny Calasanzio non ritengo di poter aggiungere altro se non che mi associo alla sua richiesta fatta per conto della propria famiglia.
E’ cosi’ piena di dignità offesa e di disgusto per le squallide dichiarazioni dei politici cui fa riferimento che ogni altra parola sarebbe superflua.

Salvatore Borsellino
fratello del magistrato Paolo Borsellino



Mi ritrovo qui, ad un anno di distanza, a scrivere una lettera dai contenuti identici a quella dell’anno prima.
Devo di nuovo scendere in campo per difendermi e per difendere la mia famiglia, soprattutto mio nonno e mio zio che oggi non ci sono più e non possono farlo da soli.

Un anno fa scrivevo al presidente della regione Sicilia, Cuffaro, per chiedergli di tenersi stretti i volgari denari che gli sarebbero pervenuti dai processi vinti contro i suoi diffamatori anziché devolverli alle famiglie delle vittime di mafia.
Non fosse altro perché egli stesso era indagato per mafia.

E un bracconiere che sostiene il Wwf non sarebbe stato credibile.
Oggi devo di nuovo intervenire e ricordare, questa volta al ministro della giustizia Mastella, che i familiari di vittime di mafia non sono una merce elettorale, né un modo per giustificare querele per diffamazione e farle sembrare più buone.

E’ di oggi infatti, la notizia che il ministro Mastella querelerà Beppe Grillo per delle sue dichiarazioni, è devolverà ai familiari di vittime di mafia l’indennizzo che prevede di percepire.

E’ squallido l’atteggiamento e la mentalità di personaggi come Mastella, che si scomodano e ci chiamano in causa per promettere spiccioli a quelli che forse vedono come morti di fame che elemosinano, dimenticandosi che non è di denaro che abbiamo sete, ma di giustizia e di verità, anche in casi che nulla hanno a che fare con i nostri personali trascorsi ma che ci darebbero speranza per il futuro, come quello De Magistris. E io e la mia famiglia oggi siamo stanchi di subire queste reiterate offese alla nostra dignità e a quella dei nostri cari che sono stati uccisi da un’associazione criminale chiamata mafia, ma anche da uno stato che non ha saputo proteggere un uomo come mio nonno che cercava verità per il figlio ucciso, a cui ha concesso solo una pistola per difendersi.

Sono disgustato e fatico a rimanere composto e a mantenere un linguaggio degno della memoria dei miei parenti, ma la rabbia, l’indignazione verso un personaggio come Mastella, che si eleva a nostro paladino è tanta, e questa volta non tollereremo questo ennesimo atto di sprezzante carità.

Ci ha provato Cuffaro, adesso Mastella.
Ma perché in Italia è così difficile essere lasciati in pace, lontani da becere diatribe politiche, a condurre una personale lotta per la memoria, per il ricordo dei propri cari e di tutti quelli che come loro credevano e sono morti per la giustizia.

Perché non si può rimanere da soli, ad assimilare e metabolizzare un dolore che ci ha sconvolto l’esistenza?
Ho capito che in Italia non si può. Ogni giorno dobbiamo subire un “nuovo arrembante” che getta fango su delle famiglie che per colpa della mafia ancora piangono.

Ogni giorno un nuovo eroe che si mette in bocca parole su cui invece dovrebbe riflettere e fare mea culpa.
Un giorno ci tocca sentire il presidente dell’assemblea siciliana Miccichè dire che è un brutto simbolo intitolare l’aeroporto di Palermo a Falcone e Borsellino perché ricordano la mafia.

Quello dopo un ministro della repubblica indagato abuso d’ufficio, finanziamento illecito dei partiti e truffa che vuole diventare nostro azionista e darci i soldi di Beppe Grillo, colpevole di salvaguardare a Strasburgo un giudice che lui vorrebbe fuori gioco.

Il rispetto, il senso dello stato non si vende e non si compra, per diamine.
Io sono stanco, sfiancato.
Sono stanco di dovere difendere i miei parenti non da mafiosi o criminali, che sarebbe anche una mia prerogativa e una scelta di vita che ho fatto, ma da gente che dovrebbe far di tutto per starci accanto e per aiutarci.

Ma come ci si può permettere di parlare di soldi, di fare i gradassi su questioni così delicate.
La famiglia Calasanzio rifiuta formalmente ogni contributo, ogni centesimo proveniente da queste fonti, non perché siamo ricchi od arroganti, ma perché abbiamo vissuto una tragedia che ci ha duramente messi alla prova, e perché vorremmo solo una buona politica, un impegno serio per stare accanto a quelle famiglie come la nostra che sono state colpite da un associazione criminale.

La dignità non si compra, caro ministro, continui per la sua strada, lasciandoci in pace, perché siamo gente onesta, modesta e composta, che non vogliamo mai essere confusi con chi fa la guerra alla magistratura democratica che porta avanti le proprie indagine con rispetto sia per la parte offesa che per gli indagati.

Una magistratura che mai ci ha giovato, regalandoci solo una condanna per il killer di mio nonno e tanta sofferenza, ma che nonostante questo mai ci sentiremmo di attaccare e demonizzare, perché rappresenta la giustizia, l’unica e l’ultima cosa in cui crediamo.
Benny Calasanzio

giovedì 15 novembre 2007

Emiliano Morrone minacciato dal figlio di un politico a San Giovanni in Fiore

Il giornalista Emiliano Morrone, autore con Francesco Saverio Alessio del libro “La società sparente” (Neftasia Editore, 2007, prefazione di Gianni Vattimo e Angela Napoli), sui rapporti fra ’ndrangheta e politica in Calabria, ha ricevuto a San Giovanni in Fiore (Cs) una minaccia verbale dal figlio di un politico citato nel testo. Questi, intorno alle 11 del 12 novembre, ha seguito con la sua automobile il giornalista, già in compagnia di un amico. Accostatosi ai due, parcheggiati nei pressi d’una banca, ha detto a Morrone: «Tu non sai quello che ti faccio, non ne hai idea, adesso non ti posso toccare ma vedrai che cosa ti succederà, aspettati di tutto». Morrone è poi entrato in banca e all’uscita ha saputo che l’autore della minaccia era ritornato al parcheggio per accertarsi, presso l’amico del giornalista, che lo stesso avesse chiaramente afferrato il messaggio. Denunciata la minaccia ai carabinieri del posto. Emiliano Morrone, che vive fuori della Calabria, era ritornato domenica a San Giovanni in Fiore, suo comune d’origine, per presentare “La società sparente” assieme a Francesco Saverio Alessio, minacciato a sua volta il 26 ottobre scorso. La presentazione del libro, avvenuta domenica 11 novembre e seguita da centinaia di persone, era stata caratterizzata da grande sostegno popolare della denuncia nel testo. Presenti Angela Napoli, membro della Commissione parlamentare antimafia, e Salvatore Borsellino, durante il dibattito s’era fatto riferimento, peraltro, a un “doppio omicidio della ’ndrangheta, procurato - per Morrone - anzitutto dal silenzio della società locale”. Nel libro, la ’ndrangheta è descritta come fenomeno prodotto dai rapporti interni alla società e dai ricatti di un potere, politico e massonico, che in Calabria produce assistenzialismo, dipendenza, silenzio e complicità. Emiliano Morrone ha definito «inaccettabile l’accaduto, indicativo di rifiuto individuale della legge e della convinzione di essere impunibili, se si hanno buone coperture politiche». Morrone ha poi aggiunto: «Alessio e io siamo nel mirino di un network del malaffare e, se dovesse capitarci qualcosa, riterremo responsabili morali, se non materiali, esponenti di vertice della politica calabrese».

giovedì 8 novembre 2007

Domenica 11/11 "La società sparente" sarà presentato a San Giovanni in Fiore. Interventi: Borsellino, Napoli, Mancini, Laratta, Pecora, Vulpio e altri



Domenica 11 novembre sarà presentato alle 15,30 presso l’Hotel Biafora, vicino San Giovanni in Fiore (Cs), il libro su ‘ndrangheta e politica “La società sparente” (Neftasia Editore, Pesaro, 2007, prefazione di Gianni Vattimo e Angela Napoli), di Emiliano Morrone e Francesco Saverio Alessio.

All’appuntamento, interverranno Salvatore Borsellino, fratello del giudice Paolo, Aldo Pecora, del movimento antimafia “Ammazzateci tutti”, Giorgio Durante, fondatore dell’associazione “Calabria libre”, i deputati Angela Napoli e Giacomo Mancini, membri della Commissione parlamentare Antimafia, Carlo Vulpio, giornalista del Corriere della Sera, Massimo Tigani Sava, direttore del quotidiano calabrese Il Domani, il parlamentare Franco Laratta e gli stessi autori.

Morrone e Alessio avevano rinunciato a discutere il libro a San Giovanni in Fiore, comune di cui sono originari, dopo episodi preoccupanti: minacce a casa di Alessio il 26 ottobre scorso, impedimenti a presentare per causa di forti pressioni, anomalie negli ordini in zona e la diffusione presso alcune librerie della falsa notizia del ritiro dal commercio del volume. Dopo questi accaduti, Franco Abruzzo, già presidente dei giornalisti della Lombardia, ha lanciato un appello sul suo sito, invitando a reagire.

Come segno di resistenza alle intimidazioni ricevute, gli autori hanno deciso comunque, in ultimo, di presentare “La società sparente” a San Giovanni in Fiore.

Il libro è, sulla scia di “Gomorra” di Roberto Saviano, un’indagine a tutto campo sul binomio politica-’ndrangheta, una denuncia nominativa, diretta e spietata che parte dalla descrizione di logiche clientelari e anomale operazioni elettorali anche a San Giovanni in Fiore.

Un libro/testimonianza che fa il punto, poi, sulle inchieste del pm Luigi De Magistris, sugli inquisiti nel consiglio regionale calabrese e su un contesto che in Calabria produce nuova emigrazione, miseria sociale e affari d’oro per potentati occulti, grazie anche alla sottrazione di fondi europei destinati allo sviluppo della regione.

Adele Della Sala, Ufficio stampa Neftasia Editore

martedì 6 novembre 2007

Calabria: minacce, impedimenti, intimidazioni e pressioni contro gli autori di "La società sparente"


Ci vogliono morti. Fuori metafora. Uscito "La società sparente", che inquadra il malaffare, l’impotenza e la subordinazione in Calabria, a San Giovanni in Fiore (Cs), comune di cui Francesco Saverio Alessio e io siamo originari e del quale abbiamo parlato nel nostro libro, vogliono la testa di entrambi. Possibilmente da usare come una palla da calcio.

Con grande ingenuità, pensavo che le minacce, le maledizioni e gli insulti ricevuti soprattutto in quel comune dovessero qualificarsi come larga reazione indispettita, maturata in una cultura tipicamente provinciale. Rumore di borgo.

Ma mi sbagliavo. Qualcuno, vicino a Nando Dalla Chiesa e a Elio Veltri, mi ha detto che "la denuncia d’un potente network di criminalità, sostenuta poi dalla prefazione di Giannni Vattimo e Angela Napoli, costerà", a me e ad Alessio, "sicure e pesanti ritorsioni nel lungo periodo". "Avete tagliato la coda e le unghie al diavolo e ad alcuni diavolini; ora dovete proteggervi".

Voglio avvertire che, in pochi casi, Alessio e io abbiamo riportato voci di sospetti. Da ciò, alcuni vorrebbero rilevare in giudizio, pare, una nostra intenzione diffamatoria.

Ma è bene, da subito, che una cosa si chiarisca e rimanga per iscritto.

Per prudenza e deontologia, abbiamo voluto esplicitamente considerare queste voci per quello che sono, cioè delle voci. E nel nostro libro abbiamo precisato che i fatti sono, invece, ben altro; levando di mezzo, e a chiare lettere, l’idea che i destinatari delle stesse debbano ritenersi colpevoli di reati di cui, in realtà, non esistono prove.

Insomma, nella ricostruzione dei fatti, abbiamo salvaguardato gli interessati in parola, tutelandone l’onore, il decoro e la dignità.

Fermo restando che è sempre il giudice a stabilire, ove ci siano concreti elementi d’accusa, nella fattispecie esclusi espressamente e a priori, ogni responsabilità di merito.

Ci stanno segnalando, in questi giorni, che sono già state presentate cinque o sei querele verso Alessio e me. Se è vero, né io né Alessio abbiamo ricevuto notifiche, sono proprio contento: la magistratura potrà farà luce su molte cose ancora nell’ombra, in Calabria.

Sappiano i tanti spargitori di fumo che gli autori di "La società sparente" non sono da soli. Anzi.

Comunque, ogni cosa a suo tempo.

"La società sparente" è un saggio piuttosto articolato su ’ndrangheta e politica in Calabria. C’è un’esposizione anche sociologica e filosofico-politica, una descrizione dei rapporti di forza nel contesto calabrese, sostenuta da varie fonti teoriche, che fa comprendere perché quella regione patisce il dominio d’una diffusa e perniciosa illegalità di sistema.

Nomi e fatti dell’orrore in Calabria non sono risparmiati. Ci sono, per esempio, rapporti fra ’ndrangheta, politica e massoneria, la strage di Duisburg, le inchieste di De Magistris e lo scambio di voti e la perpetuazione dell’assistenzialismo. Cioè i sistemi che mantengono al potere lo stessa lobby politica di sempre.

Non potevamo omettere una questione fondamentale. Spesso, in Calabria talune rivelazioni importanti non si danno ai tutori dell’ordine pubblico, a chi può investigare e procedere a garanzia della giustizia e sicurezza. A livello generale, si preferisce riferire alla stampa, piuttosto che ai carabinieri o alla polizia.

Questo comportamento può ritenersi originato da una sfiducia collettiva verso gli apparati preposti dello Stato. Il che, a stima della realtà, non va sottovalutato.

Io rimango di pietra quando ascolto le parole di Rosanna Scopelliti, figlia del giudice Antonio, ucciso dalla mafia nel 1991, che ancora non può avere giustizia effettiva. Così resto, quando alti rappresentanti istituzionali fingono strumentalmente di non sapere chi è Rosanna Scopelliti o Sonia Alfano, figlia del giornalista Beppe, ammazzato brutalmente dalla criminalità.

Torno sugli ultimi fatti riguardanti "La società sparente" perché è necessario. In un momento, poi, in cui le intimidazioni e le pressioni toccano la magistratura, con l’obiettivo di minarne l’autonomia e l’indipendenza. Quella di Forleo e De Magistris in primo luogo.

Andiamo con ordine. Prima arriva ad Alessio un biglietto di minaccia, il 26/10, guarda caso lo stesso giorno in cui il libro approda a San Giovanni in Fiore.

Poi, mi telefona un amico e mi dice che una libreria di Crotone "riferisce ai lettori che il libro è stato ritirato dal commercio".

Verifico personalmente. Mi fingo giornalista fuori sede, interessato a recensire e a Crotone di passaggio. Chiamo la libreria. Cito, per essere credibile, un recente articolo sul libro pubblicato dal bisettimanale "il Crotonese" e passo al sodo: "Devo acquistare il volume da recensire". Mi rispondono al telefono: "Risulta ritirato dal commercio fino al 26 ottobre". Domando di sapere che cosa significhi "ritirato dal commercio".

Indago e il mio interlocutore, forse in dubbio, replica: "Il libro non è recente (uscito, invece, il primo ottobre 2007, ndr). Sarà in ristampa. O staranno rifacendo la copertina". Scavo ancora e mi ribatte: "Ma ora (28 ottobre, ndr) è nuovamente in vendita".

Il 31/10, una persona molto attendibile ci fa sapere che qualcuno si sta muovendo per impedire che "La società sparente" venga discusso a San Giovanni in Fiore. La presentazione è prevista domenica 11 novembre presso una sala convegni. Aggiunge che la medesima persona "sta cercando di bloccarne la diffusione nelle librerie di zona".

Il primo novembre, i proprietari della sala mi informano che i servizi pubblici sono inagibili: dei ragazzini li hanno danneggiati - dicono - durante una festa.

Impossibile, quindi, sottolineano, un ripristino dei bagni per giorno 11. Chiedono: "Non si potrebbe rinviare alla prossima domenica o a quell’altra?". All’appuntamento partecipano Salvatore Borsellino e altri che arrivano da Milano e Roma. Dico, quindi, che un rinvio non è possibile. Io vivo fuori della Calabria.

Un signore si precipita a verificare lo stato dei luoghi e scopre che i bagni sono funzionanti. Ammonisce i proprietari e li invita a "retrocedere, confermando la sala ad Alessio e Morrone".

La risposta, a questo punto, è: "Non si può, fuori uso il quadro elettrico".

Allora, pensiamo a ragazzini vivacissimi o a personaggi poco furbi, dato che il 4 novembre c’è, nello stesso posto, un convegno di Forza Italia, confermato dalla tv locale nel tg serale del 2/11.

Il 3 novembre, esce un articolo sul giornale "Il Quotidiano della Calabria". Riporta in sintesi i fatti qui esposti, accennando, con l’uso del plurale, alla suddetta vicenda della libreria. Infatti, non sarebbe stata la sola ad aver informato del ritiro del libro dal commercio. Il che è ovviamente falso.

Il 3 novembre, intorno alle 11, l’organizzatore del convegno di Forza Italia mi telefona e ribadisce d’avermi mandato una mail, il giorno prima, con un comunicato sull’appuntamento. Mi precisa che si tiene nella sala in questione. Mi chiede di pubblicare il comunicato su "la Voce di Fiore". Lo faccio subito.

Verso le 13, lo stesso organizzatore riceve una telefonata dai proprietari della sala e apprende che non può svolgere la sua iniziativa per inagibilità dei bagni.

Ieri, mi chiama Stefania Campanelli, il mio editore, e mi segnala che il 3 novembre scorso è pervenuto il fax di un libraio al distributore. C’è scritto qualcosa del tipo "ritiro l’ordine per motivi personali". L’ordine, di sessanta copie del testo, è del 2 novembre.

Peraltro, conosco il libraio in questione. E so che è persona garbata, gentile, disponibile e pulita.

Mi sforzo di capire. So che il giornalista Franco Abruzzo ha mandato migliaia di e-mail a colleghi, informandoli di ciò che sta capitando a me e ad Alessio.

Su Internet, trovo moltissimi siti, la mattina del 4 novembre, che riportano un nostro comunicato fatto girare dallo stesso Abruzzo e presente nel suo sito, con un accorato appello alla categoria.

Il 4 novembre, il distributore chiama il libraio, che durante la conversazione decide di riprendere le copie.

Faccio altrettanto, appena dopo. Il libraio mi sottolinea che la ragione dell’annullamento "sta nelle condizioni poste dal distributore" e spontaneamente precisa di non avere "nulla a che fare con le cose lette in un articolo" dei giorni scorsi (il riferimento è al pezzo del 3 novembre su "Il Quotidiano della Calabria", ndr).

Saluto e penso. Ancora penso. Ma non ho il polso della situazione, essendo lontano dalla Calabria.

Ho raccontato tutto, credo, con molta onestà intellettuale e sincerità. Ognuno potrà fare la sua valutazione.

Tre considerazioni, dopo questi fatti.

1) In Calabria è pressoché impossibile seguire gli sviluppi di ciò che accade: ci si ritrova in mezzo a reticenze e a rapporti troppo personali perché le informazioni vengano fornite senza coperture o finzioni;

2) impedire la divulgazione e la discussione di un libro è solo grottesto in Calabria e gravissimo altrove;

3) date queste premesse, l’indagine e la denuncia sono destinate a morire sul nascere in Calabria, se non c’è una tensione etica e una vigilanza critica con cui si distingua scena e verità, pretesto e realtà.

Per ultimo, domando a chi legge se le storie qui narrate sono da bollarsi come quisquilie d’una periferia qualunque o se, invece, non siano indicative d’un profondo male interno alla società calabrese. Che si traduce in una larghissima partecizione all’oscurantismo e nell’immediata esecuzione delle volontà di qualche signorotto o innominabile. Lo stampo mi sembra indubbiamente mafioso.

E mi chiedo se non siano proprio vicende come quelle sopra esposte a nascondere, dietro l’apparenza di un’idiozia fatale, situazioni, organigrammi e presenze di ben altra levatura.

Scrivete pure i vostri commenti sul forum della pagina o inviando una mail a emiliano.morrone@libero.it.

Potenti e potenticchi di borgata o d’altro rango sappiano che qui non temiamo nessuno. Perché nessuno è al di sopra della legge. E nessuno è al di sopra della coscienza.

Genova, 5 novembre 2007

Emiliano Morrone

venerdì 2 novembre 2007

Il libro "La società sparente" non può essere presentato a San Giovanni in Fiore. Qualcuno non vuole. Strane vicende in Calabria attorno al volume


Lo scorso 26 ottobre, lo scrittore Francesco Saverio Alessio ha ricevuto presso la sua abitazione di San Giovanni in Fiore (Cs) un biglietto con scritto, in ritagli di giornale, «attento alle tue mosse, taci». Lo scrittore ha ipotizzato un collegamento con alcune sue dichiarazioni successive all’uscita del libro “La società sparente” (Neftasia editore, Pesaro, 2007), su ‘ndrangheta e politica.

Il volume, scritto con il giornalista Emiliano Morrone, analizza alcune cause dell’espansione della criminalità organizzata calabrese, raccontando storie e protagonisti, fino alla strage di Duisburg e alle inchieste del pm De Magistris, di quanto in Calabria sta avvenendo dopo l’uccisione di Francesco Fortugno, vicepresidente del Consiglio regionale.

Emiliano Morrone aveva riferito, durante la presentazione in Campidoglio del libro, il primo ottobre scorso, d’una serie di collegamenti fra la massoneria e l’inchiesta “Why not” condotta dal pm Luigi De Magistris, al quale le indagini sono state di recente avocate dal procuratore generale reggente di Catanzaro, Dolcino Favi.

In seguito, durante il sit-in del Comitato pro De Magistris davanti alla sede del Consiglio superiore della Magistratura, i due si erano esposti, a distanza di una settimana, descrivendo rapporti fra centri di potere e la ’ndrangheta e sostenendo in modo documentato che recenti scelte amministrative sull’organizzazione regionale della sanità e della forestazione calabrese sono state compiute per allargare clientele e consenso elettorale.

Avevano aggiunto, dandone indicazioni, che ci sono legami fra politici di spicco calabresi e campani, finalizzati a finanziare attività di riciclaggio e copertura gestite dalla camorra, con la collaborazione di gruppi massonici. Ricevuto il biglietto, Alessio ha detto che «il clima è torbido e confuso, quindi occorre non spaventarsi ma nemmeno sottovalutare». Morrone ha sottolineato, poi, che «serve un sostegno morale, corale e istituzionale, per evitare l’isolamento di scrittori scomodi che denunciano i rapporti tra politica e mafia nel profondo Sud». Ma pochi hanno raccolto l’appello: solo alcuni quotidiani calabresi hanno dato la notizia dell’episodio capitato ad Alessio.

Solidarietà dalla rete “Per la Calabria”, che riunisce vari movimenti di lotta alla ’ndrangheta, a partire dai giovani di “E adesso ammazzateci tutti”. La Rai regionale, come la tv di San Giovanni in Fiore, comune simbolo dell’assistenzialismo statale, non ha accennato all’accaduto, né dalla politica è pervenuta condanna pubblica del gesto.

Dopo la minaccia, gli autori di “La società sparente” hanno anticipato all’undici novembre la presentazione del libro in quel comune, prevista, invece, per il prossimo dicembre. Immediata la disponibilità a partecipare da parte di Salvatore Borsellino, fratello del giudice Paolo, di Rosanna Scopelliti, figlia del giudice Antonio, di Aldo Pecora, portavoce del movimento antimafia “E adesso ammazzateci tutti”, di Giorgio Durante, fondatore di “Calabria libre”, e dei deputati Giacomo Mancini (Sdi), Franco Laratta (Pd) e Angela Napoli (An), membro della Commissione parlamentare contro il fenomeno mafioso.

Avuta, in proposito, la disponibilità d’una sala privata da imprenditori locali, Alessio e Morrone hanno poi ricevuto disdetta «per inagibilità dei servizi pubblici, causata da adolescenti» durante una festa recente.

In realtà, ci sono state forti pressioni, a riguardo, da parte di un terzo imprenditore citato in “La società sparente”, peraltro non accusato dagli autori e, anzi, tutelato. Questo imprenditore ha riferito a persone vicine che avrebbe «impedito in tutti i modi la presentazione del libro a San Giovanni in Fiore» nel posto in questione e avrebbe «querelato gli autori, considerando nemici quanti con loro saranno solidali».

Da una verifica, i bagni del locale risultano funzionanti.

Nei giorni scorsi, la proposta di un funzionario comunale di inserire “La società sparente” nella settimana di lettura organizzata dalla biblioteca comunale ha ricevuto un violento diniego da esponenti politici. Né sembrano disponibili altri spazi, pubblici o privati, per la presentazione del volume nel centro silano.

In seguito a queste difficoltà, Alessio e Morrone hanno rinunciato a presentare il loro libro a San Giovanni in Fiore, spostando a Cosenza l’appuntamento del prossimo undici novembre.

Per ultimo, alcune librerie calabresi stanno informando i lettori che il testo è stato ritirato dal commercio.

“La società sparente” è sempre in vendita, invece, dalla pubblicazione nello scorso ottobre.

Emiliano Morrone

Francesco Saverio Alessio