sabato 22 dicembre 2007

Tribunale di Cosenza accoglie il ricorso dell'imprenditore calabrese contro "La società sparente"

Il 19 dicembre, sciogliendo la riserva assunta nell'udienza dello scorso 12 dicembre, il giudice monocratico designato, del Tribunale di Cosenza, ha accolto un ricorso dell'imprenditore di San Giovanni in Fiore (Cosenza) Domenico Parrotta, ordinando ai resistenti - gli autori e l'editore di "La società sparente" - di acquistare le copie del libro rimanenti nelle edicole di San Giovanni in Fiore e non riconoscendo le esimenti del diritto di cronaca e di critica. Nel ricorso in questione, veniva chiesto il sequestro del testo o il depennamento delle pagine 164 e 165, in cui figurava il nome dell'imprenditore. Il giudice ha obbligato gli autori, Emiliano Morrone e Francesco Saverio Alessio, nonché l'editore, Neftasia di Pesaro, all'acquisto delle ultime copie della prima edizione del volume rimaste nel comune calabrese, ritenendo ciò utile, in via cautelare, a impedire ulteriore pregiudizio all'onore e alla reputazione nei confronti del ricorrente, ritenuti lesi in sede di procedimento ex art. 700 cpc.

Intanto, gli autori sarebbero stati querelati per diffamazione.

Secondo alcune voci, lo scorso 19 dicembre qualcuno avrebbe adito le vie legali nei confronti del giornalista Roberto Galullo, del quotidiano
Il Sole 24 Ore, per la trasmissione radiofonica del 6 dicembre Un abuso al giorno, toglie il codice d'intorno, dedicata alla vicenda del ricorso in questione.

Dopo il provvedimento del giudice designato, il legale dell'imprenditore Parrotta, Francesco Caputo, ha annunciato alla stampa una lunga battaglia, sicché gli autori di "La società sparente" ipotizzano ulteriori azioni in sede civile e penale nei loro riguardi.

Gli autori hanno ripetuto più volte, sulla stampa e in udienza, di non aver mai ritenuto il Parrotta autore di atti e comportamenti illeciti.
Ciò è stato espresso nella prima edizione del testo e più chiaramente nella seconda, appena uscita.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

ragazzi miei che schifo!rendiamoci conto che quà ormai siamo tornati concretamente a modalità di azione medievali.non so se anche da voi si usi la parola "palacco"cioè fango...beh dopo questa sentenza nel palacco ci vanno a finire in tanti...vi invio un post che ho scritto sul mio blog...non parla esplicitamente di mafia di clan di appalti e di connivenze e di faide...parla del potere...forse non c'entra niente...forse è fuori tema...cmq si và avanti e qualcosa e qualcuno hanno tremato...

siamo tutti morti

Nel nostro paese c'è un ospedale dove nel giro di undici mesi sono morte due ragazze di 16 anni. Sono morte mentre erano sotto i ferri, una per un'operazione all'appendicite, l'altra, ieri, per un'operazione alle tonsille. Undici mesi fà c'era stata la solita flotta di indignazioni ufficiali, titoli sui giornali, ministri e presidenti che davanti ai flash di tv e giornali annunciavano che altre tragedie non sarebbero mai più accadute, che le responsabilità sarebbero lindamente emerse, accertate e punite, tutte belle parole vuote e vigliacche. Dopo undici mesi un'altra ragazza muore per un'operazione alle tonsille, i responsabili della morte di undici mesi prima ancora non sono stati individuati, anzi, la magistratura va verso un'archiviazione camuffata dal silenzio.

Ma diciamoci la verità, quanto indigna in questo paese la morte di una ragazza per una tonsillite. Io penso che a quel medico non gliene possa esser fregato alcunchè, non parliamo poi dei suoi assistenti o degli infermieri.Che gente viene assunta negli ospedali? Quale è il loro grado di umanità? Penso che dopo che sia morta il medico si sia preoccupato di andare dall'amante o meglio in una concessionaria di macchine per comprarsene una nuova. E quale è il grado di umanità dei presidenti, delle autorità, dei ministri, che di fronte all'ennesima tragedia faranno le solite dichiarazioni ufficiali vuote e falsamentre indignate? Quale è il loro GRADO DI UMANITA' ?

Quale è il nostro grado di umanità? Quanto ci indigna la morte, le morti di due ragazze in un ospedale per banali operazioni, le decine di morti che ogni giorno muoiono nei posti di lavoro?Quanto siamo asserviti all'assuefazione delle ingiustizie tanto da accettarle così indifferentemente? Molti forse pensano di risolvere questi problemi aumentando la loro dipendenza dalla cocaina? Sembra che ci siamo arresi in una corsa impazzita verso le bassezze, verso le zone infide dell'essere umano. Più siamo squallidi, più ci eccitiamo. Più compiamo o proviamo gesti e stati d'animo meschini, vigliacci, tradimenti, volgarità e più ci sentiamo delle persone arrivate .

Del resto c'è in questo paese un capo politico che cerca il consenso, che mobilita le masse, vellicando gli istinti peggiori che ci sono in tutti gli esseri umani, impastando insieme illusorie promesse, munificenza, bugie elette a sistema, tentazioni corruttrici, potere mediatico, che vede negli italiani un popolo da accalappiare a forza di battutacce, barzellette grevi. Una miscela esplosiva capace di manipolare e modificare in peggio l'antropologia di un intero paese. Tutto questo viene accettato con entusiasmo.

L'Ocse, nei suoi ultimi due studi, ci dice che in Italia il tasso di ignoranza tra le nuove generazioni sta crescendo a livelli considerevoli, siamo al di sotto di paesi come la lettonia e la lituania, mentre siamo al primo posto per l'aumento dell'uso delle sostanze tossico-dipendenti. Ma che razza di posto per vivere ci stiamo creando?

Una volta si diceva che l'Italia avesse più bisogno di Vicerè che di Promessi sposi, sui banchi di scuola. I Vicerè è un romanzo del 1894 di De Roberto, da sempre ignorato dalle alte ufficialità di questo paese, che di recente è stato tradotto in film dal regista Roberto Faenza. Sono andato a vederlo. Non avevo letto il libro. Dopo averlo visto ho capito perchè questo testo da sempre viene appositamente oscurato ed ignorato. La traduzione cinematografica forse pecca soltanto nell'eccesiva televisizzazione del tutto, ma il film merita di essere visto.

Il merito è quello di raccontarci i processi di strutturazione psichica, pulsionali, sociali, che hanno fondato la psicologia dei ceti dominanti e delle classi dirigenti di questo paese. Come si è formato, in origine, il carattere ed il nucleo psichico ed emotivo degli antenati dei padreterni di oggi?

In Italia non c'è mai stata una qualsiasi forma di rivoluzione liberale, cioè una qualsiasi messa in discussione culturale e radicale della concezione degli assetti proprietari e dei poteri economici, in modo tale da passare da una concezione dinastica, ereditaria, vitalizia, del potere e della ricchezza, propria del medioevo, ad una concezione liberale, basata sull'impegno, sulle capacità personali, sul lavoro, propria della modernità.

Il film sottolinea questo in modo pregievole. In vari passaggi, il reggente della famiglia Uzeda disprezza in ogni sua forma qualsiasi atteggiamento imperniato al coraggio, alla lealtà, allo studio, riconoscendo come valido solo il valore del potere che schiaccia e dequalifica ogni altrui inclinazione o atteggiamento rivolti al progresso umano e sociale.La Libertà diventa una parola che non significa niente, l'amore deve essere messa da parte di fronte alle esigenze di mantenimento del potere della famiglia, al progresso sociale non deve essere dato alcun riconoscimento, al costo di rimetterci la salute e la vita, attraverso il rifiuto delle cure e delle medicine.

Il libero arbitrio deve soccombere di fronte alla religione e agli interessi della famiglia. Il denaro viene concepito in senso feticistico, visto non come uno strumento di investimento economico, esistenziale, imprenditoriale, ma fine a se stesso, in una paranoica degenerazione di invidie e di competizioni immobilistiche e non competitive, nel chiuso onanistico del pettegolezzo di stanze tanto luminose quanto putrescenti.

L'unica difesa, l'unico valore riconosciuto e valido è l'esercizio spietato del potere, per il mantenimento della propria posizione sociale, con tutti i mezzi possibili, leciti o meno, a qualunque costo. E questo valore penetra strisciante, fino a corroderli, anche negli animi di chi si era ribellato, di chi aveva accennato un rifiuto, un non riconoscimento di tale valore.

Tutti gli sconvolgimenti storici e sociali che ci sono stati in Italia, non hanno mai scalfito e messo in discussione questo modo d'essere, questa psicologia delle elites dominanti, delle classi dirigenti, politiche, proprietarie e finanziarie, che ha finito per contagiare inesorabilmente tutti noi.

Da questa antropologia discendiamo, da questa antropologia paranoica ed arretrata, reazionaria, che ci rende piccolo borghesi nel sangue, perennemente condizionati da paure arcaiche ed irrazionali, che ci rende tanto meschini e vigliacchi quanto così contenti di esserlo ed eccitati di viverlo.

Non c'è, quindi, da meravigliarsi se due ragazze di sedici anni muoiono su un letto d'ospedale per un'appendicite ed una tonsillite, perchè ad operare ci stavano magari dei raccomandati messi là da altri raccomandati per logiche di potere, a dispetto di ogni altra esigenza, anche se in gioco ci stà la pelle della gente. Il potere per il potere.

E allora non stupiamoci più se siamo schiacciati da raccomandati e dai servi dei raccomandati, con i figli che fanno i lavori dei padri, con le lezioncine sul rischio, sulla cultura del merito e dell'impresa. Non stupiamoci più delle paranoie di un potere che agisce senza alcuna logica razionale, delle masse di slavi che con assiduità di furti e di violenza ci stanno egemonizzando. Tanto, siamo già morti tutti.

zeta

Anonimo ha detto...

Perche non:)